I SETTE PILASTRI DELLA NARRATIVA

I SETTE PILASTRI DELLA NARRATIVA

La lettura come sport

Lettura come partecipazione, dunque lettura come esercizio mentale. Addirittura, secondo Marty Bickman, professore di scrittura creativa all’Università americana di Boulder, Colorado la lettura deve essere considerata come uno sport. Tuttavia apprendere è uno sport in cui non basta stare seduti ad ascoltare. Bisogna partecipare, darsi da fare.

Senso letterale e significato allegorico

Un romanzo può essere allegorico. Tra i più noti ricordiamo La fattoria degli animali di George Orwell in cui le vicende che vedono protagonisti gli animali della fattoria Manor rimandano a una rappresentazione allegorica del comunismo sovietico. Lo sport per lo scrittore, è saper porgere l’allegoria. Per il lettore è saperla cogliere.

Le domande essenziali: “Che cosa?” e “Come?

Ogni volta che vi trovate davanti ad un brano di narrativa provate sempre a chiedervi :  Che
cosa?” e “Come?”. Sono due domande essenziali per esplorare e comprendere il contenuto e lo stile della storia. In altre parole: che cosa sta cercando di dire I’autore? Che cosa riusciamo a rilevare, noi, con questa lettura? Che cosa e come ci colpisce rnaggiormente? Come riesce l’autore a “dire senza dire”, ovvero a metterci davanti agli occhi il suo messaggio anche senza enunciarlo esplicitamente? Come ci coinvolge nella sua letteratura?

Due strumenti utili: i personaggi e la trama

Gli strumenti a disposizione di uno scrittore di narrativa per “esporre” senza “dire” le proprie considerazioni sono i personaggi e la trama. Questi due elementi sono propri della narrativa e sono strettamente collegati fra loro. Il personaggio letterario, un alter ego, un sostituto che l’autore usa, in un certo qual modo,  per vivere un esperienza significativa in quel piccolo grande universo che è il testo letterario.

Coinvolgere il lettore

 Il  lettore viene coinvolto nella storia grazie alle scelte compiute dall’autore, fra cui l’impiego di un avverbio “errato” studiato appositamente per colpire il lettore a un livello profondo, subliminale, cioè al di sotto del livello di coscienza.Questo abile gioco di spostamenti del significato e fra le parti del discorso è un ottimo esempio di come l’ars retorica possa diventare uno strumento molto efficace.

Mostrare senza dire

L’autore non ci “dice” niente. Anche l’evidente morale che ne possiamo trarre non è resa
esplicita in nessun momento del racconto: la vediamo con i nostri occhi.

Rimanere in disparte

Il  significato che ognuno di noi può ravvisare nel racconto è tanto più ampio quanto più
l’autore si è mantenuto in disparte, dietro le quinte delle sue stesse parole, trasformando noi stessi nel protagonista della storia.

ADULTERIO, EROS & THANATOS nel romanzo del XIX e XX secolo

La scelta di trattare il tema dell’ ADULTERIO, EROS & THANATOS nel    romanzo del XIX e XX secolo, nasce dalla consapevolezza che l’adulterio è da sempre un argomento romantico per eccellenza non soltanto in senso etimologico ma in senso storico. Il romanticismo è la filosofia delle passioni che vanno oltre i termini e le convenzioni, infrangono le leggi e spezzano i vincoli e le catene. E romantica è la condizione di chi ama obbedendo a una forza cieca che lo porta oltre ogni limite o proibizione. E da qui al dire che la passione non sussisterebbe se non vi fosse un impedimento, un vincolo, che tanto più l’ostacola tanto più l’infiamma, il passo è breve. Carotenuto dice chel’adulterio è donna” e, non caso , nella maggior parte dei romanzi sono sempre le donne a tradire. Da Omero in poi non mancano certo gli esempi: Paride ed Elena, Clitennestra ed Egisto, passando attraverso Lancillotto e Ginevra, Tristano ed Isotta ed arrivando fino a romanzi dell’Ottocento come il Madame Bovary di Flaubert, L’Amante di Lady Chatterley di Lawrence, Anna Karenina di Tolstoj e Lucy Crown di Irwin Shaw.
Si tratta dunque di un modulo pensato per studenti del V anno di un Liceo Linguistico incentrato sulla vicendevole vittoria, ora di Eros ora di Thanatos, nel romanzo vittoriano e nel romanzo moderno.

Il presente lavoro di Letteratura Comparata  mira ad evidenziare  come l’adulterio, in particolare, possa essere correlato al tema di EROS & THANATOS nei romanzi “ Madame Bovary”e “ Lady Chatterley’s Lover”.  Una breve panoramica sugli aspetti strutturali e sovrastrutturali delle due opere porterà ad evidenziare che il modello dell’amore romantico nel Novecento si scontra con le nuove realtà sociali. La crisi delle certezze causata dagli eventi bellici porta ad un nuovo modo di concepire l’uomo e la società . Inoltre, la Donna impegnata in occupazioni maschili durante la guerra, assume un nuovo ruolo sociale, si emancipa e acquisisce nuovi diritti. La caduta di molti tabù sessuali sfocia nella enfatizzazione della sessualità spontanea per cui la passione, lungi dall’essere intesa in modo ottocentesco come passione romantica, diviene terreno di ricerca che conduce la donna alla realizzazione di sé. Tuttavia, oltre ad essere caratterizzata dalla ricerca dell’EROS, la società del Novecento è percorsa fin dall’inizio anche dall’istinto contrario all’amore, ossia THANATOS. Queste due pulsioni opposte si intrecciano continuamente al tema dell’ ADULTERIO nelle pagine di “Lady Chatterley’s Lover” , di   “ Madame Bovary”. Come tematica l’adulterio porta con sé automaticamente conflitto ed emozioni intense ed ha conseguenze per tutte le persone coinvolte. Nel caso delle opere sopra menzionate, ad esempio, vedremo come esso sia legato alla rinascita- e dunque all’eros -,nel romanzo di Lawrence, mentre sia la causa della catastrofe finale nel romanzo di Flaubert. Poiché il matrimonio e la famiglia sono spesso considerati come la base della società, una storia di adulterio mostra sempre il conflitto tra la pressione sociale e la lotta individuale per la felicità. Ora,  Connie Chatterley ed Emma Bovary hanno entrambe avuto dei matrimoni caratterizzati dalla repressione, anche se in modo diverso. Le nostre due protagoniste dunque, attraverso la scoperta dell’EROS si risvegliano dal sonno che le aveva oppresse fino al momento dell’incontro fatale. Ad ogni modo, le motivazioni che le spingono a tradire i rispettivi consorti sono molto diverse. Infatti, mentre Emma è in fondo una velleitaria che non sa fare niente di pratico e pertanto non affronta mai nulla in modo serio e costante, Connie Chatterley non presenta alcun eccesso di tendenze romantiche, ma si rivela una vera donna del Novecento che non ricerca l’avventura amorosa per capriccio o per fuggire dalla noia e dalla banalità di una mediocre vita di provincia, ma per affermare la propria indipendenza e realizzare i propri desideri. Proprio per questo motivo mentre in Madame Bovary l’adulterio porta alla catastrofe finale in cui l’istinto di morte di Emma diviene una forte pulsione verso l’annullamento di sé, in Lady Chatterley l’infedeltà coniugale porta all’evoluzione del personaggio e alla maturazione della protagonista che, risvegliata nei sensi, rinasce a nuova Vita, una vita in cui Eros prevale definitivamente su THANATOS.

A dimostrazione di quanto anticipato in una lezione introduttiva sarà effettuata un’accurata analisi testuale di due brani letterari tratti rispettivamente dal romanzo di Flaubert e di D.H. Lawrence.

Agli studenti sarà fatto notare come l’adulterio abbia esiti completamente diversi per  Madame Bovary e Lady Chatterley. Infatti mentre la prima sarà vittima di THANATOS, la seconda scoprirà in EROS la forza rigeneratrice dell’amore e della sensualità ed inizierà una nuova vita caratterizzata dalla presenza della passione. Il modulo si concluderà con un’ultima lezione riepilogativa degli argomenti trattati nelle lezioni precedenti e, dopo una breve introduzione al romanzo, saranno presentati agli alunni alcuni passi significativi selezionati dal romanzo “ Lucy Crown” di Irwin Shaw ( 1958) in cui la signora Crown ben rappresenta lo stereotipo della donna borghese americana degli anni ’60, che, annoiata e insoddisfatta della propria vita matrimoniale, cerca di affogare nella menzogna e nell’adulterio la sua infelicità. Quindi sarà fatto notare agli studenti che, per Lucy Crown così come per Emma Bovary l’adulterio è una via di fuga dal grigiore

della banalità quotidiana, anche se  l’Americana degli anni 60 rappresenta il capovolgimento dello stereotipo dei ruoli nel rapporto Uomo/Donna. A differenza delle eroine dei romanzi studiati che sono sempre oggetto della seduzione e mai soggetto, Lucy Crown si rivela infatti la donna predatrice che non esita a prendere l’iniziativa nel gioco della seduzione con la sua giovane “preda”.

 

 

 

Due Figure emblematiche a confronto:  MADAME BOVARY e LADY CHATTERLEY

 

 

 

 

 

 

 

Scritto in cinque lunghi anni, questo romanzo apparve per la prima volta a puntate sulla Revue de Paris, tra il 1 ottobre ed il 15 dicembre del 1850. Pubblicazione accompagnata da mille polemiche, sfociate infine nella   denuncia dello scrittore per oltraggio alla morale e alla religione, il romanzo di Flaubert  rispecchia  una realtà storica- ossia l’ipocrita borghesia francese del suo tempo- verso la quale nutre un’aspra avversione ideologica. Attraverso la rappresentazione delle insanabili frustrazioni sentimentali di Emma Bovary,in lotta contro il male di vivere emergono anche la crisi di un’intera generazione, divisa tra il rimpianto dei grandi ideali romantici che avevano entusiasmato la generazione precedente e la consapevolezza che essi sono ormai superati, tra la volontà di accettare la vita nella sua meschina piattezza e l’incapacità di rassegnarsi al grigiore piccolo-borghese che caratterizzò la Francia nel periodo del Secondo Impero (1851-1870). In tal senso Madame Bovary è certamente il primo vero grande romanzo realista. Non più fondato su un narratore onnisciente e palese,  Madame Bovary segna una tappa fondamentale nella storia del romanzo, perché il  realismo vi subisce una trasformazione che conduce al naturalismo.

Il dualismo tra EROS e THANATOS è emblematicamente riassunto nella esistenza di Madame Bovary, che racconta i sogni e le inquietudini di Emma, giovane moglie di un modesto medico di campagna, tragicamente e avidamente innamorata dell’amore, che vive d’illusioni, e per sfuggire alla noia ed alla vacuità della vita di provincia, tradisce il marito, consuma se stessa e distrugge il suo matrimonio. Incapace di accettare la mediocrità della piccola borghesia di provincia in cui vive e perennemente insoddisfatta della propria condizione,consumata dal rimpianto di aver sposato un uomo goffo e ridicolo,che pure l’ama profondamente, e di non essere riuscita ad entrare nell’effervescente mondo dell’aristocrazia, Emma si convince che esiste un'”altra vita” fatta di lusso e di passioni sublimi e, nella sua spasmodica ricerca di romanzesche passioni, ella trova l’occasione agognata che aprirà la strada all’adulterio, ma anche alla sua tragica fine. Incapace di un’obiettiva coscienza di sé e degli altri, la signora Bovary prepara la tragedia che distruggerà la sua vita. Il conflitto insanabile dentro di lei tra i due mondi, l’immaginario ed il reale, la condurrà sempre più vicina a Thanatos.

Infatti, i suoi amanti sono solo delle mediocrità, e nessuno di loro è in grado do offrirle le irraggiungibili felicità a cui aspira. Non Lèon Dupuis, giovane praticante di studio notarile che, dopo essersi allontanato da lei, ritorna alla fine suo amante ma si rivela essere un calcolatore, bramoso di carriera e di voluttà. Non Rodolphe Boulanger, cinico dongiovanni proprietario di terre che, sgomento dalla incontenibile passionalità di Emma, fugge a Parigi gettandola nella più cupa disperazione.

La sete di evasione che non riesce mai a placare scaturisce dall’ insofferenza per la mediocrità e la monotonia della vita che conduce. Emma sogna di vivere a Parigi, che conosce dai romanzi letti e che immagina, romanticamente, tutta piena di passioni, di avventure, d’amore e di lusso.

Alle sue fantasticherie, però, si contrappongono, con il loro grigiore e meschinità,le persone e le cose della sua vita reale che le fanno provare un sentimento di frustrazione che va ben al di là della noia.

 

Ella soffre a pensare alle cose di tutti i giorni, banali, etichettate e monotone, quelle in mezzo alle quali conduce la sua esistenza; le rifiuta e si rifugia, così, nel pensiero di cose lontane e irreali. Determinata a cercare la felicità, Emma tenta di  realizzare i suoi sogni di sublimi e romanzesche passioni creando un mondo parallelo a quello reale, più passionale e affascinante, si lascia sedurre e si abbandona con trasporto all’adulterio. In tal modo, però, ella prepara la tragedia che distruggerà la sua vita.

Madame Bovary invano cerca nell’adulterio la realizzazione dei suoi sogni d’amore e la rivendicazione del suo diritto alla felicità di donna.

E così il passo dall’Eros a Thanatos è breve. Dopo il rapporto idealizzato con il giovane Léon, e quello con Rodolphe, in cui proietta tutti i suoi sogni sentimentali ricavati dai romanzi letti, la donna si getta in una folle vita di spese sconsiderate che sanciscono l’inizio della sua tragica fine. Abbandonatasi a una vita di lussi superiore alle proprie possibilità, la catastrofe precipita quando i suoi debiti raggiungono valori esplosivi e la gente inizia a sospettare l’adulterio. Dopo che i suoi amanti le hanno rifiutato il denaro per pagare i debiti accumulati, Emma inghiottisce dell’arsenico e muore, in modo penoso e lento.

 

Madame Bovary non è propriamente una sensuale; è soprattutto una romantica, quindi, è a modo suo un’eroina, una donna che, seppur modesta, insegue i sogni romantici conosciuti nei libri. Moglie insoddisfatta e fedifraga,  casalinga inquieta,  sedotta e  seduttrice, adultera sentimentale, sottomessa, cleptomane affamata di beni di consumo, Emma è l’emblema di una vita schiacciata dalla mancanza d’amore, di prospettive, di idee e speranze.

Eppure, nessuno sembra soffrire per questo suo male di vivere. E lei tenta di sfuggire alla banalità e a un marito mediocre che neppure s’accorge dell’abisso che c’è nella sua anima con l’adulterio e con la menzogna. Flaubert considera Emma una pétite femme, una donnetta confusa la quale, tuttavia, sa che nel trionfo dell’esistenza, nella dolce sensazione dell’esserci, s’annida il presagio della sua fine già decisa. Figura di donna inquieta e insoddisfatta, divenuta simbolo di insanabile frustrazione sentimentale, Emma spicca fra tutti i personaggi della provincia perché rappresenta colei, o colui, che pur non avendone i mezzi fisici e psicologici, ritiene di meritare di più di quanto la vita, ed il suo stesso comportamento, gli abbiano fatto ottenere fino a quel momento: è il feroce desiderio degli spiriti insoddisfatti, con ambizioni ed aspirazioni lontane dalla realtà delle cose e delle persone. Rappresenta “il fastidio del quotidiano e la nostalgia dell’impossibile”.

E evidente, pertanto, che una nuova identità femminile, più matura e consapevole, in Emma Bovary stenta a crescere, in quanto nella sua personalità coesistono purtroppo  tutte le contraddizioni di una cultura romantica in declino, ma pure pronta ancora a suggestionare menti e coscienze con i suoi falsi idoli ( l’amore avventuroso e fatale, il fascino del bel mondo, la miracolosa bellezza della capitale ).
La vita di Emma, la tragedia della sua vita, che è l’incapacità di dar realtà all’ideale, l’incapacità di sfuggire dalla chiusura della provincia ribellandosi, si conclude dunque con indifferenza in quel piccolo vuoto che è la sua morte. Quando muore, Emma non ha ancora 26 anni! E la  scena contenuta nel brano preso in esame, estratto dell’ottavo capitolo del romanzo, rappresenta appunto il momento della sua morte dichiarando definitivamente ed emblematicamente la vittoria di Thanatos su Eros.

 

 

 

 

 

Il contesto storico  nel quale Lawrence, dopo tre stesure, dà alla stampa L’Amante di Lady Chatterley è quello del Modernismo. La reazione immediata degli editori e del governo è quella di mettere al bando il romanzo tacciandolo di pornografia. In realtà l’autore non intendeva affatto scrivere un’opera radicale con l’intento di scandalizzare i lettori benpensanti, ma esprimere la propria rabbia nei confronti della modernità, attraverso la celebrazione di una sessualità senza restrizioni. Per capire il valore che Lawrence attribuisce all’EROS bisogna considerare alcuni aspetti della sua vita come il fatto di essere nato in un villaggio di minatori nel Nottinghamshire, il cuore delle midlands industrializzate dell’Inghilterra del primo Novecento. E’ proprio nel Nottinghamshire che l’autore matura la sua ostilità nei confronti dell’industrializzazione che ha distrutto la bucolica campagna inglese. Infatti, oltre a biasimare l’epoca post bellica caratterizzata dalla perdita dei valori morali, Lawrence attribuisce alla moderna tecnologia la colpa di aver privato gli uomini della propria individualità, rendendoli dei semplici ingranaggi in un macchinario azionato dall’avidità. A questa situazione lo scrittore inglese oppone il suo “ primitivismo”, propugnando il ritorno ad una vita in cui la passione abbia la priorità sul denaro e sul freddo intellettualismo. Solo lasciando spazio all’EROS, inteso come amore fisico, e ristabilendo un contatto diretto con la Natura , l’uomo potrà liberarsi dalla schiavitù nei confronti della moderna industrializzazione e ristabilire l’equilibrio nei rapporti Uomo/Donna. Ed è proprio questa convinzione che sta alla base del tema passionale e sensuale del romanzo. Non a caso, infatti, gli incontri amorosi tra Connie e il guardiacaccia Mellors, avvengono nel pieno della natura, fuori dai salotti dell’aristocrazia. Così il bosco, con il suo “cielo limpido come cristallo” e “la luna brillante nel crepuscolo sopra le querce”, assume un ruolo molto importante in quanto è il simbolo di un luogo incontaminato che fa da sfondo alla celebrazione dell’EROS da parte dei due amanti. Eros che trova la sua massima espressione nel capitolo X del romanzo, dal quale è stato estratto il brano in analisi : è proprio a questo punto della narrazione che la protagonista si risveglia all’Amore e il guardiacaccia, che si era ritirato in una tranquilla vita di isolamento nel bosco, ricomincia a vivere.

Infatti, dopo l’incontro passionale avvenuto nella sua capanna, Mellors dice:  “ Credevo di aver finito con tutte queste cose. Ora ho ricominciato” e Constance di rimando gli chiede : “ Ricominciato che cosa?” –  “ La Vita”,-      “ La Vita?” – “ Già, la Vita….Non c’è mezzo di eluderla . E se la si elude, tanto vale morire, quasi”. Nell’udire queste parole Connie prova “ un fremito strano”, ad un  tratto si rende conto che le parole del suo amante riguardano anche lei. Il bosco, con la sua bellezza primigenia, ha funto da catalizzatore per la liberazione degli istinti vitali dei due amanti che, prima di incontrarsi, erano vissuti nell’ottundimento dei sensi, arrendendosi alla sterilità di una vita senza passione. Ma ora, dice Lady Chatterley, “ la Vita non è che l’Amore” e Mellors la stringe fortemente al petto “con la passione antica che fa di due creature una sola”. Lady Chatterley , dunque, trova l’amore vero oltre che la passione carnale proprio in quest’uomo che sembra essere una sorta di materializzazione dello spirito naturale del bosco. Con la naturalezza della sua vita semplice il guardiacaccia la allontana dalle pastoie della rigida e materialistica società del dopoguerra, risvegliando in lei la passione sopita dalla vita priva di stimoli vitali che conduce nella villa del ricco marito intellettuale. Il bosco e l’EROS risvegliato portano alla luce la dimensione interiore di una donna che prova repulsione per le apparenze. E’ per questo motivo che, sebbene il marito le offra sicurezza materiale, Connie è insoddisfatta del suo matrimonio e si abbandona al fascino del suo guardiacaccia. Nel momento in cui lui le chiede: “ Venite nella capanna?” lei si lascia condurre docilmente, ma la sua cedevolezza non è passività inconsapevole; al contrario, è proprio in questo istante che Lady Chatterley decide di “ morire” alla sua vecchia vita per seguire il luminoso sentiero che EROS, il dio dell’amore, le ha fatto conoscere. Ed è proprio in questa scelta consapevole che si esprime la conquistata indipendenza della donna moderna capace di dare una svolta alla propria vita abbandonando il mondo delle apparenze e del denaro per realizzare se stessa.

 

 

 

 

 

Bibliografia

 

 

 

  • Lawrence D. H., Lady Chatterley’s lover, edited by M. Squires, Cambridge University Press, 1996.

 

  • Flaubert G., Emma Bovary, Pocket Classiques, 1990.

 

  • Maraini D., Cercando Emma, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano, 1996.

 

  • Marinoni Mingazzini R., Salmoiraghi L., Mirror of the times (Section 2), Morano Ed., Milano-Napoli, 1992.

 

  • Spiazzi M., Tavelli M., Only connect, Zanichelli, Bologna, 1998.

 

  • Riproduzione di: de Lempicka T., Jeune fille à la fenetre, 1933.

 

  • Riproduzione di: de Lempicka T., Andromede l’esclave, 1929.

 

 

 

L’ ULTIMA FASE DI HENRY JAMES :L’ Europa, l’America e il “dramma di coscienza”.

L’idea di scrivere un articolo sulle opere del grande scrittore anglo-americano Henry James nasce da una riflessione suscitata dal lavoro di Italo Calvino Perché Leggere i Classici. Mi sono chiesta infatti perché dovremmo leggere i romanzi di Henry James? E, soprattutto, perché soffermarci proprio su quelli della cosiddetta  fase maggiore?

Cosa avranno da dirci ancora delle opere scritte agli inizi del secolo scorso? La risposta è sorta spontanea: si tratta di classici! E, secondo Calvino, oltre ad essere libri che non hanno mai finito di dire quel che hanno da dire, i classici sono  “quei libri che costituiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli.” Al di là di ogni possibile analisi critica, uno dei piaceri derivanti dalla lettura delle opere della fase maggiore è il fatto che l’autore ci induce, volenti o nolenti, a rallentare il ritmo di lettura. Risulta infatti quasi impossibile percepire il vero significato di queste narrazioni con una lettura estensiva, rapida per così dire. Ciò deriva dal fatto che nei romanzi della maturità James si specializza nel periodo articolato che richiede un’attenta lettura lenta e meditata. I romanzi della cosiddetta ultima fase di Henry James, portando su di sé la traccia che hanno lasciato nelle culture che hanno attraversato – in particolar modo quella Europea ed Americana – costituiscono la prova e la dimostrazione che l’appellativo “The Master” attribuito al grande scrittore è più che meritato.

Per chi si dedica allo studio della letteratura inglese, come anche per chiunque provi un minimo di amore verso i grandi classici letterari, leggere James oggi è, oltre a un esercizio di stile, un modo per aprire gli occhi un po’ di più ad una realtà non sempre piacevole ma avvincente. Lo scrittore cerca di portare alla luce, attraverso la scorza di una facciata di perfezione e di buone maniere, la corruzione dell’anima di personaggi come Kate Croy, Madame de Vionnet o il Principe Amerigo. Costoro, incuranti della virtù e dell’ingenuità delle “donne alate” provenienti dall’Eden del Nuovo Mondo, non esitano a mettere in pratica inganni, tranelli e finzioni pur di raggiungere il proprio  scopo.

Divisa generalmente in tre periodi, la carriera letteraria di Henry James inizia con il periodo dell’apprendistato e del successo, della scoperta dei grandi temi cosmopoliti e del loro sfruttamento e termina con il trionfo di The Portrait of a Lady ( Ritratto di Signora). Il secondo periodo è stato spesso definito quello dei romanzi  “sociali”; così dalle opere giovanili ispirate alla scena contemporanea e al realismo del costume, l’autore passa alla scoperta del realismo psicologico ove preponderante è l’indagine minuziosa della coscienza. Segue il tentativo del romanzo naturalista e la sperimentazione con forme narrative modellate su quelle teatrali, sfiorando il dubbio sulle possibilità stesse della narrativa per arrivare infine ai romanzi della sua ultima fase, la cosiddetta “major phase”, così definita dal famoso saggio dal titolo analogo di F.O.Matthiessen.

La “fase maggiore” coincide col primo Novecento e col dilatarsi della scrittura e l’infittirsi di sottigliezze e ambiguità; essa abbraccia i tre romanzi che James pubblicò tra il 1902 e il 1904 : The Wings of the Dove ( Le ali della colomba , 1902 ) , The Ambassadors ( Gli ambasciatori , 1903 ) e The Golden Bowl ( La coppa d’oro , 1904 ).

La fase dell’ultimo periodo è fondamentale soprattutto per l’influenza che ha avuto sul romanzo del ventesimo secolo. Primo grande realista psicologico del nostro tempo, James   preannuncia  e precorre molti dei nostri dubbi e incertezze, perplessità e ambiguità di fronte ai misteriosi viluppi della coscienza.

Nelle sue ultime opere infatti James si concentra sulla mente dell’individuo tanto che i romanzi di questa fase possono essere definiti come “ storie di una coscienza”,  di una coscienza alle prese col mondo che diventa l’oggetto stesso del racconto, la storia stessa. Per ognuno dei personaggi fare le proprie scelte significa analizzare la propria situazione, interpretarne ogni aspetto, ricavarne il massimo di significato. Il primo degli obiettivi di questo saggio è dunque quello di dimostrare come, con i romanzi della “fase maggiore”, James rompa definitivamente con la tradizione Vittoriana del realismo narrativo e si dedichi a ciò che è stato definito come  “realismo psicologico”, ovvero una esplorazione dei sentimenti, dei dilemmi dell’esistenza,  della complessità delle relazioni umane e lo studio dell’animo umano in tutti i suoi aspetti più minuziosi. L’interesse per l’esperienza interiore della realtà dell’animo e della coscienza, delle motivazioni profonde e segrete, delle vibrazioni dell’inconscio, fa nascere i personaggi dell’ultima fase di James. Si tratta di personaggi tormentati dai dilemmi della coscienza che, affiancati nel loro viaggio verso la conoscenza da quei “riverberatori” , osservatori timidi e distaccati, ai margini del flusso della vita , che vivono appunto di riflesso, giungono al termine della loro disperata ricerca di apprendimento e di sapienza di vita non senza la inevitabile delusione provocata dalla scoperta finale dell’inganno subito.

I protagonisti dei tre romanzi della fase maggiore possono essere considerati come quei “centri di coscienza” creati dall’autore grazie all’adozione del “ punto di vista limitato”, che tuttavia non sono “limitati” nel senso comune della parola. Si tratta infatti di coscienze superiori, intensamente percettive, sempre lucide, ironiche e dotate di una sconfinata curiosità. Rappresentanti, forse, dell’intelligenza umana al suo massimo livello, essi presentano tuttavia un elemento in comune in grado di ridurre la loro facoltà percettiva: le passioni. Si tratta di passioni distruttive che costituiscono il motivo fondamentale e ricorrente che percorre e rende unitarie le tre opere della “fase maggiore”. Mascherate in modo talmente sottile che risulta difficile riconoscerle come pericolose, l’amore, la ricerca disperata di realizzazione della propria personalità, il desiderio di conoscenza sono virtù che cessano di essere delle qualità e si trasformano in peccati. E’ per questo motivo che ne  Le Ali della Colomba, Gli Ambasciatori e La Brocca d’Oro  gli eroi e le eroine al centro della narrazione sono capaci di vedere solo un aspetto parziale del mondo delle apparenze. Tale limitazione li conduce, al momento di effettuare la loro scelta morale, ad essere fatalmente destinati a soccombere, vittime della loro incapacità di accorgersi dei propri errori prima che sia troppo tardi.

                       

Di volta in volta osannato o vilipeso Henry James resta  una pietra miliare della scrittura mondiale, un elemento cardine cui guardare quando si pronuncia la parola romanzo. Il filo conduttore tra le situazioni drammatiche di questi romanzi è senz’altro la schiera dei personaggi impegnati in una più o meno consapevole battaglia per evitare di confrontarsi con la verità. Essi  fanno di tutto per evitare di effettuare una scelta tra le varie possibilità che si presentano loro. Vediamo così come Strether e Milly ingannino se stessi circa la vera natura della realtà che li circonda, come Densher resti deluso della natura delle proprie azioni, e come Kate neghi semplicemente di trovarsi di fronte ad un dilemma di tipo morale. Tuttavia, oltre ai temi quali la menzogna, l’illusione, la coscienza e l’autoinganno che emergono piuttosto evidenti nei tre romanzi, ce n’è un altro che si insinua sottile tra le righe e che non viene mai esplicitato in modo scoperto: l’idea del Male. Non si tratta di un Male di tipo fisico oppure inteso in senso teologico ma di un male morale. James dice “la Vita è una battaglia. Il Male è insolente e forte…” ed è proprio in queste parole che è racchiusa tutta la modernità del grande Maestro. Il Male infatti è una piaga endemica senza tempo che si sviluppa tanto nei bassifondi quanto nei lussuosi salotti dell’upper class. L’intento di James è di mostrare la debolezza degli esseri umani declinata in tutte le sue possibili sfaccettature. Così i suoi romanzi sono popolati da donne avide e cattive, uomini deboli e annoiati, ma anche donne orgogliose e strettamente legate agli ideali del Puritanesimo. In un orgoglio smisurato, in una ingenuità accecante o anche un in un eccesso di sensibilità o di immaginazione si cela e si apposta il Male. E nei romanzi della major phase esso costituisce sempre la premessa o la promessa della sconfitta. Il male, dunque, in The Wings of the Dove, The Ambassadors e The Golden Bowl, è personificato in personaggi e situazioni concrete. La preoccupazione dell’Autore per il Male riguarda un aspetto della realtà ed è per questo motivo che nelle tre opere in questione, l’errore che condanna al fallimento morale sia gli “eroi” che i “villains”,  non è solo  il rifiuto di vedere la realtà con le necessarie limitazioni che essa comporta, ma anche il desiderio di avere tutto senza attuare alcun tipo di rinuncia. La differenza che li distingue è da ricercarsi nella natura delle loro illusioni.  Così, in The Wings of the Dove (1902) il Male si personifica nel piano diabolico concepito da Kate Croy di far sposare il suo fidanzato Merton Densher con “l’ereditiera” americana Milly Theale, gravemente malata per ereditarne l’immensa fortuna e poi sposare lei, ragazza priva di mezzi economici. La giovane non esita a manipolare freddamente la vita di altre persone attraverso l’inganno sapientemente calcolato; ma allora perché l’autore decide di sabotare deliberatamente l’ingegnoso piano dopo aver creato una strategia così perfetta?

Alla fine del romanzo, James, condannando l’ingegnoso piano, condanna il carattere della giovane donna europea. Se da un lato lo scrittore rivela al lettore le vicissitudini del giudizio umano e l’indifferenza della violenza che sta alla base dell’ordine sociale, dall’altro vuole evitare di farci assistere e partecipare alla violenza distruttiva provocata dall’impresa “malvagia” della “ pantera” londinese.

Ciononostante, il Male progettato da Kate Croy non è stato completamente eliminato in quanto è un potenziale sempre latente che aspetta solo qualcuno che lo metta in atto fino alla fine. E infatti una strategia similmente ambigua viene attuata da Maggie Verver, l’eroina di The Golden Bowl, che in tal modo da “heroine” si trasforma in “villain”.

Sia gli eroi che i “villains” credono enormemente alle apparenze, pertanto le stesse dolorose lezioni vengono apprese troppo tardi da entrambe le parti. Le vittime jamesiane condividono il peso della responsabilità morale con i loro aguzzini. La colpa di Milly, Strether e Maggie scaturisce infatti da una volontaria cecità, un autoinganno creato appositamente per giustificare i propri desideri, le proprie passioni distruttive.  E i fatti mostrano sempre che la realtà effettiva è ben lungi dal rispecchiare i desideri di un dato personaggio.

Strether, Kate Croy, Milly Theale, Maggie Verver, ognuno a modo suo vuole il migliore dei mondi possibili, il migliore o niente. Ecco il motivo per cui vediamo una Milly Theale mentre guarda giù dall’alto del suo promontorio e desidera tutti i “regni della terra”; Kate Croy che rifiuta di avere Densher senza denaro, o il denaro senza Densher, e Maggie Verver che cerca di tenersi sia il marito che il padre. Anche Strether si rifiuta di scegliere o di giungere ad un compromesso tra le possibilità di vita rappresentate dall’Europa e quelle morali rappresentate dall’America e sceglie l’esilio permanente da entrambi i paesaggi della propria anima.

Nessuno tra i personaggi di James, eroe o villain, ottiene mai ciò che desidera. Oppure, se per caso riesce ad ottenere ciò che ritiene essere l’oggetto della sua passione, questo si trasforma in un pericoloso veleno che finisce per annientarlo. Così Kate riceve il denaro tanto desiderato, ma solo perché ha perso l’uomo che ama. Allo stesso modo Maggie riesce a tenersi il marito ma scopre di non riuscire a guardarlo negli occhi per paura di leggervi ciò che ella stessa ha fatto: a lui, a Charlotte, a suo padre e a se stessa. Dalla attenta lettura delle opere della major phase sembra emergere pertanto quella che è la morale dell’Autore alla base di ognuna delle tre narrazioni. A dispetto dell’avidità, della fame, dell’ovvio desiderio di gratificazione che caratterizza i notevoli personaggi di quest’ultima fase, essi sono nondimeno condannati ad una vita di perdita, dolore e frustrazione. Accecati dalle loro pericolose passioni vanno  incontro all’ignoto dopo aver imparato, a proprie spese, che la vita si rivela non come ci si sforza di prevederla, ma come inaspettatamente è.

 

Valentina Corrente

BIBLIOGRAFIA

 

  1. Bell, M. Meaning in Henry James, Harvard University Press, 1993.
  2. Sears, S, The Negative Imagination : Form and perspective in the novels of H.J., Ithaca, Cornell University Press, 1968.
  3. Walton, P.L. , The Disruption of the Feminine in Henry James, University of Toronto Press, 1992.
  4. Interpretation of American Literature, edited by Feidelson, C. and Brodtkorb, P., N.Y, Oxford University Press, 1959.
  5. Chatman, S., The Later Style of H.J, Oxford Basil Blackwell, 1972.
  6. Segal, O., The Lucid Reflector :The Observer in H.J.’s Fiction, New Haven and London, Yale University Press, 1969.
  7. Izzo, D., James, Firenze, La Nuova Italia, 1981.
  8. Sicker, P., Love and Quest for Identity in the Fiction of H. J., Princeton University Press, 1980.
  9. Krook, D., The ordeal of Consciousness in H. J., Cambridge University Press, 1962.
  10. Gale, R.L., Plots and Characters in the Fiction of H. J. Hamden, Conn., 1965:
  11. Marroni, Invito alla lettura di H. J., Milano, MURSIA, 1983.
  12. James H. , Gli Ambasciatori, Cerbara, Frassinelli, 1998.
  13. James H. , The Ambassadors, Wordsworth Classics, 1992.
  14. James H. , The Golden Bowl, Oxford, University Press, 1999.
  15. James H. The Wings of The Dove, London, Penguin, 1965.
  16. Citati, P., Il Male Assoluto: nel cuore del romanzo dell’Ottocento, Milano, Mondadori,2001.