Quando, con il suo annuncio in latino, Papa Benedetto XVI ha colto di sorpresa i media vaticani comunicando di rinunciare al Soglio papale, anche il flash dell’Ansa sull’ annuncio delle dimissioni ha fatto in pochi minuti il giro del mondo. Tre minuti e mezzo appena di rito mariano, l’Angelus, poi un minuto di ringraziamento per le preghiere e l’affetto di chi lo ha accompagnato nella Grande Rinuncia, e tre e mezzo per i saluti nelle principali lingue europee, spagnolo, tedesco, italiano, portoghese, inglese, polacco. L’annuncio delle dimissioni del Papa ha colto di sorpresa laici ed ecclesiastici di tutto il mondo che hanno cominciato a farsi domande sulle motivazioni che hanno portato il Santo Padre a tale decisione. Padre Lombardi ha spiegato che nelle sue parole il Papa si è richiamato al codice di diritto canonico, con una “dichiarazione formale del punto di vista giuridico importante. Nel codice, al canone 332 paragrafo 2 si legge: nel caso il cui il romano pontefice rinunci a suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e venga debitamente manifestata, non si richiede che qualcuno la accetti”. Sembra, dunque, che le parole del Papa indichino una scelta fatta in piena libertà. Ancora una volta “Benedetto XVI ha offerto esempio di profonda libertà interiore”. Teologo finissimo, che ha guidato la Congregazione per la Dottrina della fede per oltre vent’anni, rigoroso nel tracciare i confini della religione cattolica in tempi di secolarizzazione, a Joseph Ratzinger la Chiesa chiedeva di marcare i segni e principi dell’identità religiosa. In altri termini, il “distintivo cristiano”, e invece, fiaccato da problemi di salute, dall’età avanzata, Papa Ratzinger ha deciso di andarsene per lasciare ad un nuovo e più giovane Pontefice il difficile ruolo di Pastore della Chiesa. Le dimissioni di un Papa non rientrano nelle ipotesi, bisogna andare indietro di secoli per trovare un caso analogo, quello di Celestino V. Chiamato al soglio pontificio nel XIII secolo nonostante fosse sempre vissuto in un eremo, Celestino V visse il breve pontificato con sofferenza, fino al clamorosa rinuncia. Gesto che non ha precedenti, la rinuncia di Benedetto XVI è frutto di un profondo esame di coscienza sulle sue forze in rapporto al ministero da svolgere e in ciò risiede la sua grandezza: una rinuncia “per il bene della Chiesa”. Una scelta storica quella del Papa, una situazione nuova che stravolge la tradizione e il rito della successione papale anche se il gesto di Benedetto XVI poteva in qualche modo essere previsto dalle parole che lui stesso aveva pronunciato nel libro-intervista del 2010 “Luce del mondo”. Di fronte al giornalista tedesco Peter Seewald Ratzinger aveva infatti ammesso che se un Papa si rende conto che non è più in grado “fisicamente, psicologicamente e spiritualmente, di assolvere ai doveri del suo ufficio, allora ha il diritto e, in alcune circostanze, anche l’obbligo, di dimettersi”. In quell’occasione Benedetto XVI parlò con chiarezza dell’ipotesi-dimissioni. E così, nel silenzio di un elicottero lontano, bianco e stagliato contro il sole cadente sopra Castel Gandolfo, si è concluso il Pontificato di Benedetto XVI. Un piccolo, enorme evento segnato da un breve addio, «Continuerò a lavorare per il bene della Chiesa e per la pace» fino a quando «la mia forza interiore» lo consentirà. Benedetto XVI resterà, comunque, Papa. Emerito. Una “scelta difficile”, l’ha definita nella sua ultima udienza, ma anche un segno di “umanità” che avvicina il Papa agli uomini.