“Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che questo è il periodo migliore della vita” PAUL NIZAN

“Ho dato la vita e il sangue per il mio paese e mi ritrovo a non tirare a fine mese…” Queste le parole iniziali della canzone che ha vinto il Festival di Sanremo 2012. Non a caso il testo che quest’anno ha riscosso il favore del pubblico è incentrato su una tematica di attualità molto sentita, la crisi economica. Si tratta purtroppo di una crisi devastante che si riflette sulla vita di tutti, in  odo particolare sui giovani. Il testo della canzone, infatti, emblematicamente rispecchia la situazione dei giovani di oggi che, ˂a trent’anni temono il sogno di sposarsi e procreare˃. Queste parole ci riportano alla famosa citazione di Paul Nizan che decisamente mostra il proprio disaccordo con chi sostiene che avere vent’anni sia il periodo migliore della vita. Sembrerebbe un’affermazione drastica di un pessimista, in realtà le parole del filosofo potrebbero essere stata pronunciate da un qualsiasi ventenne di oggi. La società in cui viviamo, infatti, è dominata da un’economia instabile, da un’economia in declino che ha provocato ripercussioni a catena sulla vita dei giovani che non riescono più a credere in un futuro dignitoso. Disoccupazione dilagante, mancanza di punti di riferimento, notizie di padri di famiglia che, oberati dai debiti, si tolgono la vita, difficoltà socio-sanitarie, precariato. Tutte queste situazioni negative non possono non avere effetti sulla percezione che un giovane ha del mondo in cui vive. Nessun ventenne oggi riesce a progettare il proprio futuro senza provare un grado di apprensione molto elevato e, l’ansia per il domani, si insinua nella vita di chi, troppo giovane, non dovrebbe avere una visione così pessimistica della vita. In particolare, le paure dei giovani  ruotano soprattutto attorno a tre aspetti: dover rimandare acquisti o spese importanti, non riuscire a mantenere lo stesso tenore di vita e perdere il proprio posto di lavoro. Uno dei dati più negativi, infatti, viene dall’analisi del mercato del lavoro, dove  il calo occupazionale tra i giovani segue un trend ormai costante. Il disagio giovanile si esprime con il malessere, la rabbia, la delusione, la frustrazione che i giovani d’oggi vivono giorno per giorno. Dalle notizie che emergono dalle pagine dei giornali e dalle varie fonti di informazione si scopre un malessere esistenziale che c’è e che preme : molti giovani chiedono risposte a questa società che resta muta, indifferente e fredda di fronte al loro bisogno di certezze. Il malessere cova per le insoddisfazioni di tutti i giorni, per una società che non offre spazi per lavorare, per vivere decentemente, per esprimersi liberamente e per moltiplicare le proprie risorse interiori. Oppressi da una sociètà che li emargina, molti giovani finiscono per essere deformati da una società deforme nella quale, per sopravvivere, spesso il giovane in origine tranquillo e sensibile si trasforma in un delinquente. La depressione facilmente si insinua nella vita di coloro che non sanno più a chi chiedere aiuto e, per questo motivo, lo cercano nelle sostanze chimiche. La droga, infatti, è uno dei fenomeni più tristi del nostro tempo, indice di una crisi dei valori, di carenze affettive, che nascono anche dalla famiglia stessa, dalla paura dell’avvenire e da un desiderio di felicità che, nella loro visione, non potrà mai essere conquistata.

Eppure, i giovani, cercano di non lasciarsi sopraffare dall’ondata di negatività e impongono la loro presenza sfidando il sistema, protestando, lottando per diventare protagonisti attivi in una realtà che altrimenti rischierebbe di schiacciarli, attraverso il dominio delle tecnologie e dei loro valori e ideali e artificiali, gli unici che da esse possono derivare. I giovani dunque, non rifiutano in blocco il potenziale educativo insito nei mass media tradizionali, come giornali e televisione, ma capiscono  che una possibilità di riscatto può essere ravvisata  nel cominciare a sfruttare seriamente,  soprattutto sul versante propriamente formativo, le opportunità che provengono dal mondo della tecnologia. Una buona società è quella che consente ai suoi giovani di guardare al futuro con fiducia e speranza, in modo da poter vivere una vita sana con giusti rapporti di relazione e di scegliere con intelligenza e con equilibrio i mezzi e i modi che possono appagare i loro bisogni e le loro esigenze. I giovani  sognano così di ripulire il mondo del domani e di creare costantemente nel presente le motivazioni, le spinte, gli stimoli giusti per operare bene nel futuro. E’ pertanto giusto dire che bisogna credere nei giovani perché se non ci si credesse si dovrebbe disperare dell’umanità in quanto in essi è racchiuso l’avvenire.

 

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